Tempo di lettura: 6 minuti
Claude Monet incontrò per la prima volta Camille-Léonie Doncieux nel marzo del 1965 in una libreria di Parigi. Camille all’epoca aveva 18 anni ed era una ragazza giovane e bella con i lineamenti marcati che ricordavano quelli di una statua greca. I due si innamorarono a prima vista e Camille iniziò a frequentare il pittore e a posare come modella per i suoi lavori. Questa scelta venne pagata a caro prezzo perché la ragazza, già promessa in sposa ad un facoltoso rampollo, dovette fuggire assieme a Monet, che venne a sua volta ripudiato dalla famiglia a causa delle umili origini dell’amata. Seguirono anni di privazioni e difficoltà, infatti Camille per amore acconsentiva ad una vita bohemienne, caratterizzata da brevi momenti di serenità economica dove i debiti erano talmente pressanti da costringerli ad una povertà assoluta e a continui traslochi. I due dividevano tutto: le ore di posa, la precarietà, le fughe in piena notte per via degli affitti che non riuscivano a pagare e, più di ogni altra cosa, condividevano il loro immenso amore. La bella Camille esercitava un gran fascino, non solo su Monet, ma anche sugli altri impressionisti che la vollero protagonista delle loro tele, come l’amico Renoir. Nel 1867 nacque il primo figlio Jean ma il pittore si decise al matrimonio civile solo tre anni dopo. La loro situazione economica era difficile, Monet non cercò mai un altro lavoro per mantenere la famiglia e fu economicamente aiutato dall’amico Frédéric Bazille. Nel 1871 la coppia si trasferì ad Argenteuil, lungo la Senna, dove il pittore si costruì una barchetta galleggiante per dipingere i paesaggi fluviali. Qualche anno più tardi, conobbe un ricco finanziere e collezionista d’arte del quale diventò amico e allacciò una relazione con la moglie, Alice. Nel 1878 nacque il secondogenito Michel, ma Camille non si riprese più dal parto. Morì per un carcinoma all’utero la mattina del 5 settembre 1879, a Vétheuil, qualche ora dopo il matrimonio religioso da lei tanto sognato.
“Un giorno, all’alba mi sono trovato al capezzale del letto di una persona che mi era molto cara e che tale rimarrà sempre. I miei occhi erano rigidamente fissi sulle tragiche tempie e mi sorpresi a seguire la morte nelle ombre del colorito che essa depone sul volto con sfumature graduali. Toni blu, gialli, grigi, che so. A tal punto ero arrivato. Naturalmente si era fatta strada in me il desiderio di fissare l’immagine di colei che ci ha lasciati per sempre. Tuttavia prima che mi balenasse il pensiero di dipingere i lineamenti a me così cari e familiari, il corpo reagì automaticamente allo choc dei colori”.
Con queste parole, scritte nel 1879, Claude Monet raccontò la morte dell’amata moglie Camille. Nonostante avesse già una relazione con Alice, Monet fu sconvolto per la perdita della giovane moglie ed espresse la propria sofferenza in un quadro dal titolo “Camille Monet sul letto di morte”, oggi conservato al Museo d’Orsay.
Dopo la prematura scomparsa di Camille, Alice Hoschedé diventò la nuova compagna di Monet, lasciò il marito e seguì il pittore a Giverny. La donna – che Monet prenderà per moglie solo vent’anni dopo – vivrà perennemente in preda alla più disperata gelosia, un sentimento morboso e irrazionale che la porterà a compiere gesti estremi. Alice, non potendo eliminare tutti i ritratti che Monet e l’amico Renoir avevano fatto a Camille, si vendicò distruggendo tutte le fotografie e i ricordi legati ad essa. Attualmente, esiste solamente una fotografia ritrovata in Olanda e salvatasi, casualmente, dalla distruzione attuata da Alice. Essa trascorrerà il resto della sua vita cercando invano di combattere contro il fantasma di Camille.
Questo è un amore che fa parte di quelle storie capaci di sfidare il tempo e rimanere intatte e vivide fino ai nostri giorni per raccontarci di un sentimento puro, senza logica, capace di superare ostacoli e diversità, dove la passione si manifesta nella sua grandiosità e ci rende spettatori di un vissuto autentico, dove l’amore è vita, dolore, passione e creazione. Ho apprezzato fin da subito questa storia, perché fin da ragazzina ho sempre amato leggere la poesia francese del XIX secolo e la vita di Monet e Camille si inserisce esattamente nel contesto culturale di quella Parigi romantica e bohemienne, rappresentata anche attraverso i versi di Baudelaire. L’esistenza di Camille è stata sicuramente breve, ma ha vissuto un amore completo e incondizionato, perché ha amato con passione e devozione non solo il suo uomo ma anche l’artista incompreso, restandogli accanto nei momenti più difficili e bui. D’altro canto Monet, attraverso la sua arte, ha reso la bella Camille eterna fino ai nostri giorni e, diciamoci la verità, a chi non piacerebbe rimanere immortale anche a distanza di secoli?! Una delle mie fantasie da ragazzina è sempre stata quella di diventare la musa di un’artista e di vivere l’amore appassionato, quello totalizzante che può tutto e non conosce ostacoli. Nonostante l’amore complicato tra i due, Monet ha sempre amato la sua Camille, perché in essa ha tratto l’ispirazione, la forza e l’entusiasmo per alimentare il fuoco sacro del suo genio creativo.
Per chi desiderasse leggere un libro che narra di questa coinvolgente relazione, voglio consigliare la lettura del romanzo “La donna col vestito verde” di Stephanie Cowell. L’opera è incentrata principalmente sul rapporto tra Monet e la sua amata Camille: un amore totale e assoluto per entrambi composto da alti e bassi, d’incontri appassionati e tradimenti, di verità urlate e bugie. Attraverso la lettura del libro traspare il pensiero del pittore immerso in una rivoluzionaria visione d’arte; il romanzo racconta dell’amore incondizionato di Monet per la pittura, anche quando quest’ultima non sarà compresa dalla critica, e della passione con cui egli manifesterà la sua arte. La narrazione è scorrevole e coinvolgente e ha un forte potere evocativo, infatti durante la lettura sembra di calarsi nella Parigi del XIX secolo – una Parigi irriverente, vibrante e immortale! Consiglio caldamente quest’opera a chi ama l’arte e alle persone che vogliono godersi un’avvincente storia d’amore come dimostrazione di un sentimento vero e senza tempo.
Quando ho letto questa storia d’amore mi è venuta in mente una poesia di Pablo Neruda, a me molto cara. Questi versi potrebbero essere condivisi anche da Monet per l’indimenticabile amore della sua vita:
Se un giorno il tuo cuore si ferma…
Se un giorno il tuo cuore si ferma,
se qualcosa smette di bruciare per le tue vene,
se la voce dalla bocca ti esce senza divenire parola,
se le tue mani si scordano di volare e s’addormentano,
Matilde, amore, lascia le tue labbra socchiuse
perché quel tuo ultimo bacio deve durare con me,
deve restare immobile per sempre sulla tua bocca
perché così accompagni anche me nella mia morte.
Morirò baciando la tua folle bocca fredda,
abbracciando il grappolo perduto del tuo corpo,
e cercando la luce dei tuoi occhi serrati.
E così, quando la terra riceverà il nostro abbraccio
andremo confusi in una sola morte
a vivere per sempre l’eternità di un bacio.