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Ispirata dagli italiani che cantano sui balconi nell’ultimo periodo, Joan Baez qualche settimana fa ci ha dedicato un video (ripreso a casa sua ovviamente) in cui canta “Un mondo d’amore” di Morandi: un piccolo gesto fra i tanti che ha sempre fatto per dare una voce a chi non ne aveva e si trovava in difficoltà. Ora la vediamo coi capelli corti e grigi, ma conserva ancora lo sguardo e il sorriso illuminati di quando, avendo scoperto di avere un talento, ha deciso di utilizzarlo nel modo migliore, imbracciando una chitarra e iniziando a combattere per le migliori cause…
Joan Baez nasce a New York nel 1941, figlia di un noto fisico messicano e di una professoressa di letteratura scozzese. L’alta coscienza morale contraddistingue già la sua famiglia, visto che il padre rifiuta una remuneratissima collaborazione al “Progetto Manhattan” per la costruzione di una bomba atomica, così come altri impieghi presso industrie belliche.
Vive un’infanzia nomade, spostandosi spesso a seconda degli incarichi del padre in tutto il mondo, e trascorrendo in particolare un periodo a Baghdad, dove entra in contatto con la miseria e la violenza di quelle zone, esperienza che la segnerà profondamente.
Fin da giovanissima suona l’ukulele e pratica il canto a scuola; si iscriverà poi all’università di Boston: lì troverà un ambiente stimolante e inizierà a suonare nelle famose coffee houses, intonando le antiche ballate tradizionali folk, mentre altrove impera la musica commerciale. É proprio in una di queste esibizioni che viene notata per la sua voce cristallina e il suo vibrato inconfondibile, e le viene proposto di cantare al Newport Folk Festival. In quell’occasione debutta la sua carriera: comincia a incidere dischi dal successo via via maggiore, e a fare concerti che registrano sempre il tutto esaurito.
Al Greenwich Village di New York incontra un ragazzo originale, dall’aspetto di un montanaro, ma che intona canzoni profonde e impegnate: Joan ne rimane colpita, e inizia con lui un sodalizio artistico, portandolo con sè alle sue esibizioni e facendolo conoscere al grande pubblico. Si trattava di Bob Dylan, allora sconosciuto, mentre lei a 22 anni era già una star, grazie alla sua unione del folk a brani che si rispecchiavano nell’attualità. Condividono l’impegno civile contro la guerra e le discriminazioni, ed è noto il loro duetto alla marcia di Martin Luther King a Washington nel 1963; ne nascerà anche un’unione sentimentale, che si concluderà dopo tre anni, ma la Baez manterrà sempre un rapporto di stima verso Bob, e così lui.

Joan da allora unirà sempre di più la musica all’attivismo, partecipando a marce e interpretando brani anticonvenzionali carichi di significato nei luoghi più bisognosi di aiuto, rischiando la vita e finendo per un periodo pure in prigione: la vediamo nel Vietnam bombardato dalla sua nazione, a fianco di Václav Havel e di Sacharov, contro la dittatura cilena e il caso dei desaparecidos in Sud America, dove viene cacciata, fino a giungere nel bel mezzo del conflitto a Sarajevo e in Iraq. Arriverà a incitare a non pagare (e a non farlo lei stessa) il 6% di tasse destinate all’armamento bellico e verrà accusata di antiamericanismo. Nel frattempo prenderà il nome di “usignolo di Woodstock“, dopo aver presenziato al festival, assieme a quello di “madonna scalza”, perché saliva spesso sul palco a piedi nudi, coi lunghi capelli neri sciolti e in abiti semplici, cercando un contatto diretto coi suoi ascoltatori.

Aveva sposato il pacifista che si era opposto alla leva obbligatoria Davis Harris nel 1968, da cui ebbe un figlio, ma anche in questo caso la relazione durò solo pochi anni; avrà altri uomini nella sua vita (fra i quali anche un altro famoso rivoluzionario, Steve Jobs), ma non si risposerà più, dicendo di “essere fatta per vivere da sola”.
Oltre alla difesa dei diritti civili, si è dedicata anche alla causa LGBT, alla questione ambientalista – ha vissuto per un periodo su un albero assieme a Julia Butterfly Hill, per impedire l’abbattimento di una foresta di sequoie in vista di uno stabilimento industriale -, si è opposta alla pena di morte, si è battuta per l’abolizione della tortura, ha fondato l'”Istituto per lo Studio della Non Violenza“, e ha svolto un’infinita quantità di altre azioni a sostegno dei discriminati, dei deboli e degli oppressi, non venendo meno neanche un attimo alla sua missione.
Oggi Joan Baez ha 80 anni, vive in California e nel 2018 ha annunciato il suo ultimo tour, perché la voce non regge più certe note, ma qui sotto potete trovare un assaggio originale e variegato delle sue performances:
- Will you go Lassie go – ballata irlandese/scozzese
- The night they drove old dixie down – dal ritmo ballabile, ma in realtà è la storia di un sudista che ha combattuto nella guerra civile americana
- Guantanamera – la versione di Joan Baez della canzone popolare cubana che celebra l’amore e la lotta alla schiavitù
- Saigon Bride – canzone dal testo strappalacrime sull’addio alla sua sposa da parte di un combattente vietnamita
- Love is just a four-letter word – canzone scritta da Dylan e mai incisa nè cantata, sulle illusioni dell’amore
- House of rising sun – dai toni acuti e misteriosi, su una ragazza che cerca di proteggere la sorella dai suoi errori.
